lunedì 12 agosto 2013

Lenin al Corriere

Il Corriere della Sera si dimostra sempre più come lo specchio della crisi italiana.
Da vent' anni tutte le politiche e le decisioni che hanno portato al disastro-dissesto-regressione-involuzione italiana sono state formulate o sostenute da quel giornale.
Addirittura sono arrivati nell'ultimo anno ad esprimere un presidente del consiglio (Monti) sostenuto senza se e senza ma, anche da postumo, fino a qualche giorno fa.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti guardiamo per esempio  alla "modernizzazione del paese", alla "riduzione del debito"  o "alla crescita economica" temi su cui il Corriere  da lezioni a tutti specialmente a sinistra definita nella propria neolingua "conservatrice" e non "riformista" "elitaria" e non "popolare" (il Corriere come ultima frontiera del pop alla.....Monti verrebbe da dire) "burocratica", "antipatica" sostenuta in fondo da esseri inferiori, "giustizialisti", ignoranti ed incapaci, i vecchi trinariciuti della guerra fredda. Di questa sinistra il popolo (quello vero di cui al Corriere evidentemente hanno il polso) non si fida ed è per questo che non la vota e tende a preferire invece "il grande eroe popolare"  (GEP, la definizione è di Ferrara). Ora appunto a parte il fatto che per esempio:
  1. le lezioni vengono da un giornale da sempre filogovernativo e che quindi ha sostenuto le politiche "epocali" (sopratutto della destra al governo) di modernizzazione e di riforme. Politiche, che non solo non hanno modernizzato niente ma che al contrario ci hanno fatto regredire con il risultato che non solo abbiamo meno diritti, ma siamo anche più poveri,
  2. le posizioni del GEP sono al momento inconciliabili, con  quello che scrivono riguardo alla spesa pubblica i due economisti Alesina e Giavazzi, che danno la linea del Corriere in economia e che ultimamente sono diventati socialdemocratici (!), sebbene schroederiani, nell'ultimo dei loro camaleontici travestimenti; la linea editoriale infatti sembra essere  al Corriere indipendente dalla logica,
  3. il popolo per il Corriere è sempre becero "giustizialista" quando "condanna" il GEP (o Craxi)  ma viene sempre celebrato e quasi santificato  come "maggioranza" "moderata" quando vota il GEP
  4. sebbene i "garantisti" abbiano riempito le carceri e tolto diritti e (letteralmente) spazio fisico ai reclusi, come mai nella storia d'Italia, per il Corriere i "giustizialisti" sono sempre gli altri (su questo farò prima o poi un post)
Il punto centrale però è l'arbitrarietà delle posizioni del giornale o meglio la loro subalternità ad una ideologia. Il giornale è infatti monotono non sembra esserci dibattito, tutti parlano con una sola identica voce  

Prendiamo per esempio il caso Renzi: lodato come detto quando fa l'ospite da "Amici" o addirittura usato come una granata dal Corriere quando c' era da fermare Bersani. La rielezione di Napolitano in pratica comincia con la famosa intervista di Renzi sul Corriere in Aprile ai tempi dell'esplorazione Bersani che rompe gli equilibri nel PD. Risultato: Napolitano rieletto e governo del Presidente, cioè la soluzione Corriere. Sei mesi dopo stanchi però dell'attivismo di Renzi che non vuole né morire per Letta né morire prima di essere stato presidente del consiglio, il sindaco viene prontamente richiamato all'ordine, si ribaltano i ruoli; Renzi diventa un avventuriero che parla troppo ("Salvate il soldato Matteo!"), "si scopre al centro"  ed è oramai "logorato"; insomma togli il disturbo e, se fai il buono, ne riparliamo tra un paio d'anni altrimenti fai "l'errore" e la fine di Bersani.
Ora, quando gli analisti politici scafati ci ricordano ogni tanto che "sei mesi in politica sono una eternità" intendono esattamente quello che è capitato a Renzi, il punto non è questo.
Il punto è che c'è un progetto politico (che a me sembra feroce) a cui la realtà o meglio il racconto della realtà si deve uniformare. 
In questo al Corriere sono (quasi) leninisti

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